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Storia vera batte fantasia

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Storie vere, antonella di martino

La prima volta che ho letto Un ultimo abbraccio, il racconto di Antonella di Martino sono rimasta a dir poco basita: l’autrice aveva premesso di essersi ispirata ad una storia vera.

Non ve lo racconterò tutto, per non rovinarvi la sorpresa, ma di sicuro dopo averlo letto, vi ritroverete a pensare che non ci vuole poi tanta fantasia per descrivere il lato peggiore e quello migliore degli esseri umani.

Ci troviamo in un ospedale. La protagonista, accudita da un marito piuttosto spaventato, dialoga con i fantasmi del proprio passato e con sua figlia. A sua disposizione c’è solo un diario. Non ha televisione o radio o computer e non li avrà per un certo tempo. Deve infatti affrontare e superare un trauma che la sua mente rifiuta di accettare:

Anna è ricoverata da tempo in ospedale e si rifiuta di vedere suo marito Umberto. Lui l’ha abbandonata non appena ad Anna è stato diagnosticato un tumore. Grazie al diario che le ha regalato una dottoressa del reparto, Anna comincia a scrivere e a dare sfogo al proprio dolore. Usa come interlocutore sua madre, Lina, che ormai non c’è più. In ospedale, per fortuna, non è sola: sua figlia, Luna, è con lei e l’aiuta a trovare il coraggio per combattere la malattia. Man mano che la sua storia si dipana, però, al lettore sorge un dubbio: quella che racconta Anna è la verità?

Seguendo la collana di ebook ePink, della Graphe.it, mi sono resa conto di come le donne narrino un universo femminile sempre più scoperto e complesso.

Sono la prima ad innamorarmi dei racconti facili e divertenti, ma grazie a Erika Marconato, Susanna Trossero, Giulia Greco e Antonella di Martino, ho ritrovato il gusto per narrazioni con protagoniste forti e determinate.

Per lavoro e per passione leggo sempre moltissimo, ma devo impegnarmi di più a cercare racconti (vanno benissimo anche quando si ha poco tempo per leggere) che rafforzino la mia consapevolezza di donna. Lo so, sono pronti i cori contro le femministe, le vetero femministe ecc ecc

Vi dirò, non li ascolto più. Le donne devono ancora crescere e costruire (lo dico sempre) un proprio immaginario e la narrativa svolge egregiamente questo lavoro e sono fiera di conoscere così tante scrittrici e blogger che stanno contribuendo, consapevolmente o meno, a questo processo. Buona lettura a tutte e a tutti (sì, anche gli uomini devono lavorare su quell’immaginario).



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